Fontana dell’Ovato
0La Fontana dell’Ovato consta di un’esedra semicircolare al cui interno è collocata una grande vasca che riceve acqua proveniente dall’alto, da condutture che attingono direttamente all’Aniene. Oltre una balaustra, sulla sommità della fontana, sono collocate al centro la statua della Sibilla Albunea con Melicerte (figlio della ninfa Ino), a sinistra i fiumi Aniene ed Ercolano. In basso l’esedra presenta una serie di nicchie che formano un ninfeo. Al centro della vasca era collocato un genio marmoreo alato entro conchiglia che dopo un restauro è stato collocato nella vasca della Fontana dell’Organo. Oltre il monte artificiale e la statua del cavallo Pegaso. Considerata la Regina delle Fontane, fu definita dell’Ovato dallo Zappi nel 1576.
Il grande salto dell’acqua nella vasca sottostante allude alle famose cascate di Tivoli e le statue collocate in alto ai tre fiumi che bagnano il territorio tiburtino: l’Aniene, l’Albuneo e l’Erculaneo. Dietro il monte artificiale costruito in alto e allusivo alla stessa Tivoli, e la statua del cavallo Pegaso che lo paragona al Parnaso, monte delle Muse, la cui celebre fonte di Ippocrene sarebbe nata proprio da un colpo di zoccolo di Pegaso. Collocata dall’altro capo del viale delle Cento Fontane, la fontana di Tivoli si contrappone ideologicamente a quella di Roma (La Rometta).
Ideata da Pirro Ligorio e portata a termine da Curzio Maccarone, la fontana era completata nelle nicchie costruite intorno all’esedra da una serie di statue raffiguranti ninfe che versavano acqua ora scomparse, disegnate da Pirro Ligorio ed eseguite da Giovanni della Porta. A Gillis Van Den Vliete va invece riferita la statua della Sibilla Albunea e di Tivoli, mentre quelle dei fiumi Aniene ed Ercolano sono attribuite a Giovanni Malanca. Il genio alato in marmo, secondo il Mancini, non si trovava originariamente qui, ma era collocato nella fontana dell’Organo dove è stato ricollocato.